Edge computing, cos’è e come funziona

10 Giugno 2020

 

Cos’è l’edge computing e come funziona?

Si parla sempre più spesso di Edge computing, Industria 4.0, Smart Processes, Smart Agricolture and Smart Manufacturing….ma che cosa significano davvero? Con questi termini si indicano spesso le tecnologie digitali utilizzate nelle industrie ed in vari settori applicativi per migliorare e rendere più efficiente la produttività aziendale, migliorando al contempo prodotti e processi.

Il tema dell’Edge computing si sta facendo spazio in maniera sempre più imponente nell’ ambito di quelle che sono considerate tecnologie emergenti, collegato da un lato all’ IoT (ed alle sue evoluzioni come l’IoE – internet of everything e l’ IIoT -Industrial IoT), dall’altro al 5G, e comunque alla cosiddetta quarta rivoluzione industriale (I4.0), quella della digitalizzazione globale e pervasiva. In tal senso potrebbe essere considerato un estremo eccessivo l’opinione di Peter Levine (della Andreessen Horowitz), il quale prevede addirittura che l’edge computing decreterà presto la fine del cloud computing. Del resto, Gartner conferma l’interesse crescente e rilevante verso la tematica stimando che entro il 2022 il 75% dei dati generati dalle aziende sarà elaborato fuori dal data center tradizionale, da tecnologie come l’intelligent edge computing.

Esistono tante definizioni di Edge computing online, a nostro avviso, se consideriamo che l’edge computing si implementa essenzialmente attraverso l’utilizzo di dispositivi chiamati, appunto, “edge computers”, potremmo dire che è un modo per far girare applicazioni su risorse computazionali locali che elaborano i dati direttamente sul campo, liberandole dalla stretta dipendenza con i data center remoti, riducendo quindi l’intasamento sul Cloud. La proliferazione dei device connessi, insieme alle possibilità di elaborazione “in loco” ed in tempo reale (o “quasi-real-time”), spingono la comunità di system integrators, progettisti, sistemisti e le stesse aziende utilizzatrici verso l’adozione di soluzioni che utilizzino edge computers su cui far girare servizi di edge analytics.

Che differenze ci sono tra Edge Computing e Cloud Computing?

L’ edge computing costituisce al tempo tesso un ponte e un transito alternativo fra il livelli di campo ed i livelli cloud: se, da una parte, il focus principale dell’ IoT è il livello di campo, la sensoristica sugli oggetti e sulle persone, e dall’ altra il Cloud è la sede naturale dove si esprimono al massimo le potenzialità delle cosiddette tecnologie “Big Data”, l’edge computing si configura come la tecnologia abilitante che consente di implementare, “sul campo”, alcune delle funzionalità tipicamente destinabili al cloud ma che, se rimanessero relegate esclusivamente a livello cloud, sarebbero limitanti.

Infatti, alcuni dei vantaggi ottenibili con una soluzione Edge Computing in ambito IoT, sono esprimibili in termini di:

Resilienza, soprattutto nei confronti dei problemi di connettività e secondariamente anche dei problemi di alimentazione: la continuità di alimentazione elettrica e di rete dati sono difficilmente garantibili al 100%; l’assenza di alimentazione, e di connettività, sul campo va tenuta sempre in conto, soprattutto per applicazioni “safety critical” , sia quando le cause sono fisiologiche, sia quando sono dolose che colpose o addirittura intenzionali; è quindi fondamentale, in diverse tipologie di applicazioni, avere delle “logiche di sistema”, algoritmi, che siano in grado di mantenere attive le funzionalità di base di un sistema IoT anche quando non ci sia la possibilità di collegarsi al Cloud;

Tempestività dell’azione, sia quando si tratti di generare allarmi che quando si tratti di vere e proprie retroazioni tipiche dei sistemi di controllo, intendendo il termine controllo in senso ingegneristico; è il cosiddetto “real time” o “quasi real time”, ovvero la bassa “latenza” del sistema; è quindi fondamentale, in alcune tipologie di applicazioni, avere la possibilità di generare allarmi o retroazioni in tempi rapidi, inferiori a quelli tipicamente garantibili col cloud (e ciò anche laddove si pensa -spesso erroneamente- che il 5G sia di per se la soluzione, perché comunque la bassa latenza prospettata dal 5G rimane influenzata dalla imprevedibile coesistenza di tante applicazioni che si dividono la banda a disposizione).

L’edge computing è quindi un tema sempre più rilevante e le argomentazioni su esposte denotano un livello di strategicità di questa tecnologia. Da non trascurare, fra le caratteristiche di un edge computer, non solo la possibilità di “far girare “ algoritmi anche di tipo “AI – Artificial Intelligence” (o quantomeno ML, Machine learning), ma anche la capacità di supportare, contemporaneamente, un numero elevato di protocolli di comunicazione in modo da ampliare la gamma di dispositivi collegabili e quindi l’universalità della soluzione (esprimibile in termini di flessibilità, somma di modularità e scalabilità).

Questa è la nostra visione che cerchiamo di trasporre nei nostri prodotti tecnologici, frutto di progettualità e competenze concrete, che fondono il know-how altamente tecnologico alla qualità e sicurezza del “made in Italy”.USCOPRI GLI EDGE COMPUTER DI TERA

Torna all'elenco

Guarda anche

14MAG2025

Quali priorità per Industria e PMI?

Il Forum della Piccola Industria di Confindustria, nella splendida cornice di Palazzo Vecchio — cuore di una fervente storia imprenditoriale rinascimentale quale quella fiorentina — è stato stimolante per focalizzare le priorità dell’impresa italiana, e delle PMI in particolare. Il presidente della Piccola Industria nazionale, Giovanni Baroni, ha offerto una disamina completa e dettagliata di tutti i temi affrontati successivamente dai vari relatori: un compendio che raccomanderei a tutti. 👉 Cybersecurity Le problematiche legate alla cybersecurity (NIS2 in primis) sono state approfondite da Giorgia Dragoni (Direttore Osservatorio Digital Identity, Politecnico di Milano), Ernesto Lanzillo (Deloitte Private Leader), e Milena Rizzi (Capo Servizio Regolazione dell’Autorità Nazionale per la Cybersicurezza). Tra i vari punti critici è emersa, ad esempio, la complessità organizzativa e gestionale che una PMI deve affrontare nel compilare i questionari di cybersecurity: ogni cliente ne predispone uno diverso, nonostante gli obiettivi siano gli stessi. Energia Sul tema dell’energia, tra i numerosi interventi, spiccano quelli di Franco Cotana (AD di RSE – Ricerca sul Sistema Energetico) e Nicola Lanzetta (Direttore Italia – Enel). È stata evidenziata l’importanza delle PMI nella filiera energetica: delle circa 3.000 imprese fornitrici di Enel, circa l’85% sono PMI, molte delle quali vengono formate direttamente dall’azienda tramite programmi di reskilling. Particolare attenzione è stata data alle applicazioni emergenti di Digital Energy. Istituzioni e territori Nei loro interventi, il sindaco di Firenze e il presidente della Regione Toscana hanno sottolineato il supporto della PA toscana al mondo produttivo (circa 350.000 PMI in Toscana) e l’apertura verso progetti per la sicurezza energetica, anche non convenzionali. I presidenti della Piccola Industria Toscana e di Confindustria Firenze hanno testimoniato la tenacia e la concretezza del fare impresa tipiche della cultura toscana. Giorgio Marsiaj ha messo in luce le opportunità per le PMI nei settori aerospazio e difesa, dove sono attesi circa 7,5 miliardi di euro di spesa aggiuntiva per armamenti rispetto agli anni passati. L’intervento di Paolo Casalino (Direttore Generale per la Politica Industriale, la Riconversione e la Crisi Industriale, l’Innovazione, le PMI e il Made in Italy - MIMIT) ha unito apertura e concretezza: da un lato, ha richiesto contributi da parte della Piccola Industria sulle politiche europee specifiche per le PMI; dall’altro, ha elencato i principali passaggi della Commissione UE: • il piano per la chimica (atteso entro fine anno), • la possibilità di esenzioni CSRD per aziende sotto i 10 dipendenti, • nuovi pacchetti per cosmetica e dispositivi medici, • riserve di quote per PMI negli appalti pubblici, • revisione delle regole IPCEI per includere anche le PMI, • differenziazione normativa tra PI e MI, da riflettere nei futuri criteri impositivi. L’intervento di Emma Marcegaglia, forte della sua esperienza in Business Europe, è stato illuminante: • L’Italia è l’unico Paese in cui il 50% dell’export è generato dalle PMI. • Il Partenariato Atlantico vacilla: non si può escludere che venga meno. • I dazi USA sono una minaccia grave, visto che il 50% del PIL europeo dipende dall’export. • È necessaria una difesa europea unica, anche per ragioni economiche (le inefficienze dovute all’uso di armamenti diversi in ogni paese UE causano sprechi ingenti). • Il divario con gli USA sul digitale è enorme e non colmabile nel breve: serve una strategia alternativa. • Potremmo dover affrontare uno scenario in cui il dollaro non sarà più la valuta rifugio. • La riduzione del costo energetico in Italia è urgente: il differenziale con Spagna, Germania e Francia è troppo ampio. • Eliminare il Green Deal europeo sarebbe un errore: va semplificato, non smantellato. • Serve un mercato dei capitali unico in Europa per competere con USA e Cina. • Il sovranismo economico rischia di distruggere il mercato unico europeo, che invece è essenziale per la competitività globale. Proposte emerse • Un nuovo equilibrio tra apertura dei mercati e sicurezza nazionale, con una base comune per armamenti. • Incentivare la produzione in Europa, ad esempio riaprendo miniere strategiche. • Proteggere il sistema industriale europeo da acquisizioni estere non controllate. • Industria 5.0: va mantenuto il concept, ma le procedure vanno semplificate. Il presidente Emanuele Orsini ha chiuso il forum sottolineando l’unità del sistema confindustriale nel sostenere le politiche industriali, sia sul fronte delle PMI sia su quello macroeconomico e geopolitico.

27FEB2025

Clean Industrial Deal: “buy European”, "Banca per la Decarbonizzazione" e "Nuove Garanzie Finanziarie"

Fatte salve le premesse enunciate nell'articolo presente sul , ovvero la necessità di un piano che supporti le aziende energivore da una parte, e lo sviluppo di tecnologie pulite, con focus anche sull'Economia Circolare, dall'altra, le reali novità di questo nuovo piano (che, in qualche modo, traccia un primo superamento dei limiti dell' "EU Green Deal" ) consistono in questi tre punti: 1) semplificare le norme sugli Aiuti di Stato , rendendo più facile per i singoli stati EU concedere soldi pubblici alle aziende attive nell’energia rinnovabile e nel clean tech, consentendo "criteri di preferenza europea nelle norme sugli appalti pubblici per settori strategici“ (clausola “buy European” ), introduzione di requisiti e criteri qualitativi che diano un vantaggio concreto, per i produttori di prodotti rilevanti per la transizione energetica , se dimostrano di aver investito per decarbonizzare. 2) Istituzione della Banca per la decarbonizzazione industriale , con dotazione 100 miliardi di euro per finanziamenti rivolti alla decarbonizzazione dei principali processi industriali in vari settori (basati in parte su re-indirizzamento di risorse già presenti nell'Innovation Fund e in parte su entrate aggiuntive dall’Emission Trading System e dalla rimodulazione del piano InvestEU) 3) Modifiche alle regole del fondo InvestEU per aumentarne la capacità di assumersi rischi, determinando un aumento di 50 miliardi di euro di finanziamenti fra pubblici e privati su Clean Tech, Clean Mobility e Riduzione dei Rifiuti Significativo anche citare l'adozione, avvenuta sempre in data 26 febbraio, dell’ Action Plan for Affordable Energy , che promuove contratti di acquisto a lungo termine anche transnazionali con la controgaranzia della BEI ed include la esplicita raccomandazione ai paesi membri per una immediata riduzione delle tasse sull'energia elettrica in attesa della conclusione dei negoziati sulla Energy Taxation Directive , nonchè sulla la riduzione dei tempi di autorizzazione per progetti di produzione energetica da rinnovabili e accumulo di energia. Queste e successive azioni, di fatto necessarie nel nuovo scenario geo-politico e macro-economico mondiale, sono strettamente collegate alle raccomandazioni contenute nel "Piano Draghi" . Lo spirito complessivo che anima questo primo step del nuovo corso delle politiche UE è quello di non puntare alla #decarbonizzazione, "subito ed a tutti i costi" , ma solo se compatibile con la competitività dell’economia europea: in tal senso, sono stati preannunciati un Action Plan per l'Industria Automobilistica (a marzo) ed un Action Plan per acciaio e Metalli in primavera (in seguito anche per l'Industria Chimica e per l'Industria Clean Tech). La strada è quella giusta? Sufficiente? Sul fronte competitività vorremmo più spinta alle tecnologie della #DIgitalEnergy, in quanto sono #disruptive e possono agire sui modelli di business creando un mercato e sistema energetico europeo difficilmente aggredibile dai competitor extra-europei (se coordinato con azioni per creare una autonomia tecnologia su #AI e #CloudCOmputing )

6DIC2024

Il Booklet Digital Energy di Tera: prezioso aggiornamento

bannerbooklet

L'emergente filone della "Digital Energy" sta avendo ed avrà sempre più un impatto dirompente sulla rete elettrica, in termini di evoluzione verso efficienza e, più in generale, sostenibilità, a livello nazionale ed internazionale, insieme con la sempre maggiore diffusione delle sorgenti di energia rinnovabile di piccola taglia (incluso storage/BESS a batterie ed altre tecnologie) e con la progressiva elettrificazione dei consumi. A supporto della platea di soggetti (partner, clienti, fornitori) che seguono la nostra azienda, nonchè di tutti i cittadini, Tera è felice di annunciare il rilascio della versione aggiornata del suo Booklet Digital Energy, che tanto successo aveva già riscosso nel 2021 quando, pensando alle applicazioni più che alle tecnologie in se, allo smart metering si unì per la prima volta la prospettiva delle Comunità Energetiche e delle UVAM. La recente evoluzione legislativo-normativa ha introdotto alcune novità, rafforzando il concetto di CER verso quello di CACER, ha modificato gli incentivi ed offerto un quadro regolatorio che, per quanto sicuramente migliorabile, è quantomeno oggi chiaro. Da non trascurare anche l'evoluzione dei "Servizi di Flessibilità Locale" che si aggiungono alle UVAM nel determinare possibilità di mercato per le Virtual Power Plant. Vi auguriamo una preziosa e proficua lettura.