L’edificio intelligente: accelerazioni dal nuovo codice delle comunicazioni elettroniche
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Come noto, il tema dell’edificio intelligente, smart building, è da decenni in evoluzione: tanta strada fatta a partire dall’ormai obsoleto concetto di “domotica”, che sta segnando il passo a favore del termine smart home, con elementi di innovazione spesso molto rilevanti, come nel caso della digital energy che consente di fondere alcune delle funzionalità della rete elettrica con quelle dell’edificio: smart building e smart grid convergono, grazie all’interoperabilità delle tecnologie, IoT ed Edge computing in prima linea.
Ma allarghiamo il nostro punto di vista: considerando qualunque edificio che possa ospitare persone (prevalentemente, ma non solo) per diverse tipologie di destinazione d’uso, oggi quando si parla di Edificio Intelligente si parla di Energia, Sicurezza, Comfort a 360°. Con tutta questa convergenza è quindi evidente, e diremmo inevitabile, che l’infrastrutturazione dell’edificio divenga una condizione indispensabile affinchè lo stesso possa essere considerato “smart”: parliamo, chairamente, di una infrastruttura che sia integrata! Infrastruttura dei servizi, a cominciare dai vettori energetici e di telecomunicazioni – ancora una volta in concetto di #systemintegration è una condizione abilitante e le tecnologie da integrare sono di fatto tecnologie abilitanti.
Ciò detto, il cammino verso l’evoluzione dell’Edificio Intelligente trova una milestone sulla quale poniamo qui l’attenzione: il
Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche, istituito con la direttiva (UE) 2018/1972 del Parlamento Europeo e del Consiglio (11 dicembre 2018) che in Italia, è stato recepito con il DECRETO LEGISLATIVO 8 novembre 2021, n. 207 , in vigore dal 24-12-2021.
I concetti e gli aspetti salienti sono a nostro avviso i seguenti:
– il concetto di infrastruttura fisica multiservizio passiva: L’infrastruttura digitale degli edifici e gli impianti multiservizio costituiscono la dotazione minima essenziale per consentire agli occupanti di usufruire dei relativi servizi;
– il riferimento al concetto di smart building, definito dalla Direttiva 844/2018 come un edificio “predisposto per l’intelligenza”, prestazione misurabile attraverso l’indicatore introdotto dalla Commissione Europea, lo Smart Readiness Indicator (S.R.I.), che deve necessariamente essere dotato di tale infrastruttura fisica multiservizio
– e, di conseguenza, la importantissima nuova prescrizione: gli uffici tecnici comunali dovranno verificare l’avvenuto rispetto degli obblighi di infrastrutturazione digitale dell’edificio, nei casi previsti, in fase di presentazione dei progetti edilizi
Dal terzo punto si evince che le nuove disposizioni rendono il già esistente obbligo di infrastrutturazione digitale degli edifici ancora più cogente (se questo idealmente può essere possibile) : infatti tale obbligo era già stato introdotto dall’art. 6 ter, comma 2 della legge n. 164/2014, che ha inserito l’art. 135 bis nel DPR 380/01. Dal punto di vista pratico, mentre l’etichetta “edificio predisposto alla banda ultra larga” veniva considerata nella precedente disposizione normativa come facoltativa e non vincolante (art. 135 bis c.3), adesso tra le condizioni da verificare per le caratteristiche di agibilità di un immobile, ossia le condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati, è stata introdotta anche la presenza, nella documentazione prevista, dell’attestazione di “edificio predisposto alla banda ultra larga”, rilasciata da un tecnico abilitato per gli impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera b), del decreto del Ministro dello sviluppo economico 22 gennaio 2008, n. 37, e secondo quanto previsto dalle Guide CEI 306-2, CEI 306-22 e 64-100/1, 2 e 3.
Per approfondimenti rimandiamo a questo interessante articolo dell’ing. Pasquale Capezzuto pubblicato da Smart Building Italia
https://www.smartbuildingitalia.it/news/contributi/linfrastrutturazione-digitale-degli-edifici-e-il-nuovo-codice-delle-comunicazioni-elettroniche/
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Nuove direttive europee tra vincoli e opportunità per le tecnologie negli edifici
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Il Forum della Piccola Industria di Confindustria, nella splendida cornice di Palazzo Vecchio — cuore di una fervente storia imprenditoriale rinascimentale quale quella fiorentina — è stato stimolante per focalizzare le priorità dell’impresa italiana, e delle PMI in particolare. Il presidente della Piccola Industria nazionale, Giovanni Baroni, ha offerto una disamina completa e dettagliata di tutti i temi affrontati successivamente dai vari relatori: un compendio che raccomanderei a tutti. 👉 Cybersecurity Le problematiche legate alla cybersecurity (NIS2 in primis) sono state approfondite da Giorgia Dragoni (Direttore Osservatorio Digital Identity, Politecnico di Milano), Ernesto Lanzillo (Deloitte Private Leader), e Milena Rizzi (Capo Servizio Regolazione dell’Autorità Nazionale per la Cybersicurezza). Tra i vari punti critici è emersa, ad esempio, la complessità organizzativa e gestionale che una PMI deve affrontare nel compilare i questionari di cybersecurity: ogni cliente ne predispone uno diverso, nonostante gli obiettivi siano gli stessi. Energia Sul tema dell’energia, tra i numerosi interventi, spiccano quelli di Franco Cotana (AD di RSE – Ricerca sul Sistema Energetico) e Nicola Lanzetta (Direttore Italia – Enel). È stata evidenziata l’importanza delle PMI nella filiera energetica: delle circa 3.000 imprese fornitrici di Enel, circa l’85% sono PMI, molte delle quali vengono formate direttamente dall’azienda tramite programmi di reskilling. Particolare attenzione è stata data alle applicazioni emergenti di Digital Energy. Istituzioni e territori Nei loro interventi, il sindaco di Firenze e il presidente della Regione Toscana hanno sottolineato il supporto della PA toscana al mondo produttivo (circa 350.000 PMI in Toscana) e l’apertura verso progetti per la sicurezza energetica, anche non convenzionali. I presidenti della Piccola Industria Toscana e di Confindustria Firenze hanno testimoniato la tenacia e la concretezza del fare impresa tipiche della cultura toscana. Giorgio Marsiaj ha messo in luce le opportunità per le PMI nei settori aerospazio e difesa, dove sono attesi circa 7,5 miliardi di euro di spesa aggiuntiva per armamenti rispetto agli anni passati. L’intervento di Paolo Casalino (Direttore Generale per la Politica Industriale, la Riconversione e la Crisi Industriale, l’Innovazione, le PMI e il Made in Italy - MIMIT) ha unito apertura e concretezza: da un lato, ha richiesto contributi da parte della Piccola Industria sulle politiche europee specifiche per le PMI; dall’altro, ha elencato i principali passaggi della Commissione UE: • il piano per la chimica (atteso entro fine anno), • la possibilità di esenzioni CSRD per aziende sotto i 10 dipendenti, • nuovi pacchetti per cosmetica e dispositivi medici, • riserve di quote per PMI negli appalti pubblici, • revisione delle regole IPCEI per includere anche le PMI, • differenziazione normativa tra PI e MI, da riflettere nei futuri criteri impositivi. L’intervento di Emma Marcegaglia, forte della sua esperienza in Business Europe, è stato illuminante: • L’Italia è l’unico Paese in cui il 50% dell’export è generato dalle PMI. • Il Partenariato Atlantico vacilla: non si può escludere che venga meno. • I dazi USA sono una minaccia grave, visto che il 50% del PIL europeo dipende dall’export. • È necessaria una difesa europea unica, anche per ragioni economiche (le inefficienze dovute all’uso di armamenti diversi in ogni paese UE causano sprechi ingenti). • Il divario con gli USA sul digitale è enorme e non colmabile nel breve: serve una strategia alternativa. • Potremmo dover affrontare uno scenario in cui il dollaro non sarà più la valuta rifugio. • La riduzione del costo energetico in Italia è urgente: il differenziale con Spagna, Germania e Francia è troppo ampio. • Eliminare il Green Deal europeo sarebbe un errore: va semplificato, non smantellato. • Serve un mercato dei capitali unico in Europa per competere con USA e Cina. • Il sovranismo economico rischia di distruggere il mercato unico europeo, che invece è essenziale per la competitività globale. Proposte emerse • Un nuovo equilibrio tra apertura dei mercati e sicurezza nazionale, con una base comune per armamenti. • Incentivare la produzione in Europa, ad esempio riaprendo miniere strategiche. • Proteggere il sistema industriale europeo da acquisizioni estere non controllate. • Industria 5.0: va mantenuto il concept, ma le procedure vanno semplificate. Il presidente Emanuele Orsini ha chiuso il forum sottolineando l’unità del sistema confindustriale nel sostenere le politiche industriali, sia sul fronte delle PMI sia su quello macroeconomico e geopolitico.